Abbiamo ricevuto questa lettera da una devota di vecchia data e residente dell’ashram:
In risposta al libro pubblicato recentemente da Gail Tredwell e alle accuse e alle false informazioni che conseguentemente fluiscono su Internet, desidero presentare e chiarire alcuni punti importanti che, altrimenti, rimarrebbero nell’ombra. È chiaro che Gail ha omesso dal suo libro eventi cruciali, pregiudicando seriamente la credibilità dell’opera quale attendibile fonte di informazione.
“Gail decise in completa autonomia di venire a vivere nell’ashram e di assumere il ruolo che si era scelta”.
Gail scrive di non aver mai ricevuto alcun compenso per il periodo che trascorse nell’ashram, trascurando così il fatto che seguire questo cammino fu una sua scelta di vita. Non fu mai invitata, convinta attraverso un lavaggio del cervello o obbligata, a rimanere all’ashram. Gail decise in completa autonomia di venire a vivere nell’ashram e di assumere il ruolo che si era scelta.
Usando le sue stesse parole: “Il mio cuore desiderava servire un guru donna come Amma”. Gail si è anche autoprofessata ricercatrice spirituale e persino ora sostiene che “diffonde luce sul cammino della devozione”. Così come la sua vita con Amma, anche abbandonare l’organizzazione fu una sua decisione personale.
Gail scrive che lasciò l’ashram come una “fuggitiva”, senza quasi nulla per provvedere ai suoi bisogni. Tuttavia, lei stessa ammette che “Nella fodera della custodia del mio computer nascosi un po’ di denaro per la sopravvivenza”. È interessante notare come abbia opportunamente omesso di specificare quanto denaro avesse preso.
“La verità è che, dopo la sua partenza, Gail fu amorevolmente accudita dai devoti di Amma”.
Di fatto, vi è un’omissione ancora più evidente nel suo racconto: so personalmente che, dopo essersene andata, l’ashram e i devoti le diedero oltre 20.000 dollari per aiutarla a sistemarsi. Alcuni devoti di Dubai (Emirati Arabi) raccolsero denaro e alcuni oggetti essenziali per la casa che, seguendo le indicazioni di Amma, Swami Amritaswarupananda le consegnò perché potesse cominciare una nuova vita. Gail accettò felicemente tutti questi doni, non rifiutò l’aiuto dei suoi presunti “tormentatori.”
Gail ricevette inoltre aiuti supplementari in denaro e in natura dai devoti di Amma di tutto il mondo. Arpana, (vedi lettera di Arpana), una devota di Amma delle Hawaii che la ospitò in quel periodo, l’aiutò a trasferire, depositare e investire quel denaro.
La verità è che, dopo la sua partenza, Gail fu amorevolmente accudita dai devoti di Amma che si occuparono del suo benessere e di ogni sua necessità: alloggio, cibo, vestiario, per non parlare di altri suoi bisogni ed esigenze. Fa tristezza vedere che Gail non menzioni mai l’entità del sostegno ricevuto da questi devoti.
“Tutto questo ci porta a chiederci: quali sono i fatti e qual è la finzione nel suo libro?”
Ma non è tutto. È un dato di fatto che, dopo la sua partenza nel 1999, per circa due anni il M.A. Center provvide all’assicurazione sanitaria di Gail, nonostante se ne fosse andata di sua spontanea volontà. Non mi sembra proprio la vita di una “fuggitiva” che scappa da una setta… Forse perché non era una fuggitiva e l’organizzazione di Amma una setta?
Una cosa è certa: il fatto che Gail ometta alcuni eventi chiave nel suo memoriale – per crearsi la falsa immagine di “fuggitiva”, mentre in effetti beneficiò per anni, dopo la sua partenza, di molte forme di sostegno – indica che è una testimone per lo meno poco attendibile.
“Tutto questo ci porta a chiederci: quali sono i fatti e qual è la finzione nel suo libro?”
dott.ssa Geetha Kumar
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